Lo Spaventapasseri


Al di là dello steccato si stendeva un gran campo di grano e, in mezzo al grano c'era uno Spaventapasseri, infilato in cima a un palo per tenere lontani gli uccelli. Dorothy, con il mento appoggiato alla mano lo osservò a lungo. La testa era fatta con un sacchetto di tela riempito di paglia sul quale erano stati dipinti gli occhi, il naso e la bocca, e sormontato da un vecchio cappello a cono, azzurro, che doveva essere appartenuto a qualche  Il corpo era fatto di un vestito blu, logoro e sbiadito, anch'esso ben imtito di paglia. Ai piedi il fantoccio calzava un paio di stivali azzurri con la punta al-insù uguali a quelli usati da tutti gli abitanti del paese e dominava il gran camalto del palo che aveva conficcato nella schiena.
 Mentre fissava quella buffa faccia dipinta, a Dorothy sembrò che uno degli oc-chi ammiccasse. Lì per lì pensò di essersi sbagliata: nel Kansas non aveva mai visto spaventapasseri che ammiccavano. Ma ecco che, subito dopo, il fantoccio chinò la testa con aria amichevole! Allora Dorothy balzò giù dallo steccato e raggiunse lo Spaventapasseri, mentre Toto girava intorno al palo abbaiando a più non posso. 

 Illustrazione di William Wallace Denslow

 «Buongiorno» disse lo Spaventapasseri con voce un po' rauca.
 «Come, tu parli?» chiese Dorothy, sbalordita.
 «Ma certo. Come stai?»
 «Bene, grazie. E tu?»
  «Be', così e così» rispose lo Spaventapasseri con un sorriso mesto. «Sai, è una gran noia starsene notte e giorno infilzato quassù a spaventare gli uccelli.»
  «Non puoi scendere?» chiese Dorothy.
 «E come? Ho il palo infilato nella schiena! Se tu fossi così gentile da aiutarmliberarmene te ne sarei proprio grato.»
 Dorothy si alzò sulla punta dei piedi e staccò lo Spaventapasseri; non fece per niente fatica perché riempito di paglia com'era, pesava pochissimo.
 «Grazie mille» disse lo Spaventapasseri non appena ebbe posato i piedi a terra. i sento un altro.»
 Dorothy era davvero sconcertata nel sentir parlare quel fantoccio imnel vederlo compitamente inchinarsi davanti a lei.  Lo Spaventapasseri si stirò fece un grande sbadiglio poi chiese: «E tu, bambina chi sei? Dove vai?»
 «Mi chiamo Dorothy e sono diretta alla Città di Smeraldo per chiedere al grande Oz di farmi tornare a casa mia, nel Kansas.»
 «Dov'è questa Città di Smeraldo?» volle sapere lo Spaventapasseri. «E chi è questo Oz?»
  Come non lo sai?» si stupì Dorothy.
 «Io non so niente di niente. Ho la testa piena di paglia, capisci, e non ho cervello» rispose il fantoccio con aria triste.»
 «Oh poverino mi dispiace per te.»
 «Credi che, se venissi con te il grande Oz mi darebbe un po' di cervello?»
 «Non saprei. Ma, anche se fai il viaggio a vuoto, non starai peggio di adesso, no?»
 Lo Spaventapasseri annuì, convinto.
 «Hai ragione. Sai» proseguì, in tono confidenziale «a me non importa di avere le braccia, le gambe, tutto il corpo insomma pieno di paglia; non mi dispiace per niente anzi perché così non posso farmi male. Se qualcuno mi pesta i piedi o mi pun-ge con uno spillo non sento niente. Bello no? Ma non mi va che la gente mi consideri uno stupido. E come faccio a diventare intelligente se al posto del cervello ho in testa della paglia?»
  «Ti capisco» disse Dorothy, che davvero provava una gran pena per il poverino. «Se vieni con me, chiederò al Mago Oz di fare qualcosa per te.»
  «Grazie» mormorò lo Spaventapasseri, commosso.  
 Dorothy lo aiutò a superare lo steccato, poi fianco a fianco si incamminarono lungo la strada lastricata di pietre gialle che conduceva alla Città di Smeraldo.  Toto non aveva l'aria per niente soddisfatta e sembrava non nutrire sentimenti amichevoli per quel nuovo compagno di viaggio. Annusò a lungo lo Spaventapasseri e poi ringhiò a lungo in tono tutt'altro che amichevole.
 «Non c'è da preoccuparsi» intervenne subito Dorothy.  «Toto ringhia, ma non morde mai.»  
«Io non mi preoccupo per niente» ribatté l'altro. «Non può mica rovinare la mia paglia! Dammi piuttosto quel panierino che porti al braccio: ti aiuto volentieri, tanto più che io non mi stanco mai. Senti, voglio confidarti un segreto: c'è una sola cosa al mondo che mi fa paura.» 
 «E quale?» chiese Dorothy. «Il Munchkin che ti ha costruito, che potrebbe inseguirti quando si accorgerà della tua fuga?»
  «No, un fiammifero acceso.»
Il meraviglioso mago di Oz, L. Frank Baum

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